LO SO CHE SARA' NOIOSO LEGGERLO TUTTO E CHE SICURAMENTE NON LO FARETE, MA ALMENO DATECI UN'OCCHIATA...E' TROPPO BELLO!!! (SOPRATTUTTO I PEZZI PIU' LUNGHI!)
nome:Myriam
sesso:femminile
origine:egizia
deriva da:Myrhiam
significato:Amata
diffusione:alta
note:nome biblico
onomastico:esistono più giorni di onomastico:2 aprile,12 settembre
http://www.frasi.net/nomi/default.asp?nomepersona=Miriam
Ripreso dall'ebraico moderno Miryam in luogo del nome Maryam, voce nominale dell'ebraico antico.L'onomastico si festeggia il 2 aprile in onore di santa Maria Egiziaca oppure insieme a santa Maria il 12 settembre.
http://www.gens.labo.net/it/nomi/genera.html?nome=MIRIAM
Dall'egiziano Myrhiam "principessa", equivalente a Maria. L'onomastico ricorre il 2 aprile in memoria di S. Maria Egiziaca di Palestina, detta " la peccatrice".
http://digilander.libero.it/gioer/mf.html#m20
Variante ebraica di Maria, significa "principessa" oppure "signora". Alcuni attribuiscono al nome altri significati, nati anche dal culto per la Vergine Maria quali per esempio "la signora beneamata", "atteggiamento ribelle" o "desiderosa di un figlio".
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20070323112336AA6juTv
Secondi alcuni, deriva dall'ebraico Maryam o Miryam ed è composto dalle radici mar (goccia) e yam (mare); il suo significato è quindi goccia di mare. Per altri studiosi deriva dall'egizio e significa principessa. Onomastico: 12 settembre.
http://www.consegnafiori.it/onomasticiM.asp
"Miriam: la voce che non c'è"
Il racconto biblico si riferisce qua e là all'augusta statura di Miriam, la sorella di Mosè, con l'identificarla quale "profetessa"; tuttavia ci dà pochissimi riferimenti testuali atti a suffragare questo titolo, o a dare al lettore un'idea della personalità di questa donna.
Ella entra in scena anonimamente, individuata soltanto come una sorella, custode del fratello; in Esodo 2, 4, quando la madre di Mosè lo mette in una cesta nel canneto, "Sua sorella stava a una certa distanza, per sapere che cosa ne sarebbe avvenuto." Dopo che la figlia del Faraone ha scoperto il bimbetto che vagisce, Miriam dà prova di sveglia ingegnosità quando propone "Vuoi che vada a chiamarti una nutrice fra le donne ebree perché ti allevi il bambino?"
Solo dopo che si sono aperte le acque del Mar Rosso ella viene identificata (Esodo 15, 20). "Allora Miriam, la profetessa, la sorella di Aronne, prese in mano un tamburello; e tutte le donne uscirono appresso a lei con tamburelli e danze. E Miriam cantò a loro: Cantate al Signore, perché Egli ha gloriosamente trionfato; il cavallo e il suo cavaliere egli ha gettato nel mare." Anche se ora ha un nome, il canto con il quale Miriam guida le donne appare come una coda abbreviata delle lunghe strofe trionfali cantate da Mosè e dal popolo di Israele nei versetti che precedono. Il canto di Miriam è soltanto un'eco in un racconto tutto al maschile.
Tuttavia la ribellione che si dispiegherà in Numeri 12 è fatta presentire in Esodo, i cui passi lirici rivelano differenze di voce. Mentre Mosè intona "Canterò al Signore, perché egli ha gloriosamente trionfato", Miriam esorta il suo pubblico: "Cantate al Signore, poiché egli gloriosamente ha trionfato". Capo maschile giustificato dal successo e trionfante, Mosè non ha dubbi sul proprio rango e autorità. Parla in prima persona "canterò". Miriam, al contrario, adotta la voce collettiva, chiamando coloro che le stanno intorno a cantare assieme a lei.
Per quanto espresse in modo ermetico, queste significativamente diverse percezioni del proprio essere, della propria voce e della collettività, sono degne di nota. Poiché le figure femminili nell'universo biblico sono relegate nella routine di ruoli di sostegno, dobbiamo drizzare le orecchie alla voce critica femminile che sfida i presupposti sull'autorità e sul potere nella narrazione dominante.
I commentatori moderni ritengono che Numeri 12 sia derivato da due tradizioni intrecciate: una che racconta il biasimo da parte di Miriam e Aronne contro Mosè riguardo alla sua sposa cuscita, l'altra che racconta le critiche da loro dirette a Mosè per il loro rango agli occhi del Signore. Ma è Miriam che parla per tutti e due: in Numeri 12, 1, usa la forma singolare femminile del passato nella frase: "Aronne e Miriam parlò contro Mosè". Aronne si nascondeva dunque dietro a Miriam, non osando dare voce a una lamentela contro la superiore autorità di Mosè? Certo è che quando Dio interviene, è soltanto Miriam a essere punita, divenendo "lebbrosa, bianca come la neve", mentre Aronne è esente dalla punizione divina.
La ribellione e il dissenso femminili, suggerisce questo passo, non funzionano nella politica biblica. Dopo l'attacco di lebbra, il Signore redarguisce Miriam (12,14) come se la sua richiesta di potere e la sua protesta contro l'egemonia di Mosè equivalessero a pretese illecite: la lebbra rappresenta un padre che sputi in faccia a una figlia svergognata e prostituita. E tuttavia il versetto 15 fa pensare che il popolo che "non si rimise in marcia fino a che Miriam non fu riportata" all'accampamento dopo esserne stata buttata fuori per una settimana, mantenesse il rispetto e l'ammirazione che aveva per lei. Forse questa percezione popolare posìtiva fu repressa nel racconto biblico. Analogamente la narrazione biblica non spiega perché Miriam abbia il titolo di "profetessa". La mia ipotesi è che la reverenza popolare per Miriam sia stata censurata dai custodi della patriarcalità che crearono il canone biblico.
Tuttavia leggende ebraiche posteriori conservano un pieno ritratto eroico di Miriam come profetessa, simbolo della lotta contro l'annientamento, immagine di speranza, guarigione, fertilità e rinascita nazionale.
Il midrash in Mekhilta descrive il pozzo di Miriam, dato al popolo di Israele a Refidim, che miracolosamente viaggiò con il popolo attraverso il deserto. Un altro midrash, in Bamidbar Rabbah, racconta che il pozzo di Miriam si fissò in un punto del lago Kinnereth vicino a Tiberiade; un lebbroso che si bagnò vicino al pozzo guarì miracolosamente. Una leggenda ampiamente diffusa dagli scrittori medievali dice che il pozzo di Miriam galleggia di fiume in fiume immediatamente dopo lo Shabbath: si consiglia ai lettori di immergere i loro secchi proprio in questo momento per poter attingere "acqua salutifera". In alcune leggende su Miriam "l'acqua miracolosa" si sposa a immagini erotiche. Nel trattato Sotah del Talmud, per esempio, il pozzo di Miriam è descritto come afrodisiaco.
L'identificazione midrashica di Miriam con la levatrice Puah che salvò i neonati ebrei in Esodo 1, 15-20 rinforza il suo ruolo di simbolo di fertilità. Nel trattato Sotah, il suo lavoro di levatrice è descritto come essenziale per la sopravvivenza e la redenzione del popolo di Israele, facendo di lei un emblema di speranza nazionale.
Miriam evocava visioni di ribellione femminile positiva e di salvazione personale e nazionale, che perdurarono nell'immaginazione popolare. Represse nella narrazione patriarcale del libro dei Numeri, le visioni sopravvissero in queste leggende, anche se in una espressione folkloristica che può prefigurare le future sensibilità femministe dei giorni nostri.
http://www.keshet.it/rivista/nov-dic-01/pag4.htm
Myriam deriva dall'ebraico Miryàm, successivamente divenuto Maryàm e poi ancora il latino Mariam e Maria. Molto probabilmente la sua origine risale alla cattività egiziana del popolo ebraico, allorché alla parola egiziana mry, che vuol dire "amata", fu affiancata la parola iam che indica Dio e nacque Myriàm, cioè "amata da Dio".
Sono numerose tuttavia le altre possibili interpretazioni che sono state date sul significato di questo nome, questo in relazione al fatto che è il nome portato dalla madre di Gesù. Una di queste fu data da San Girolamo che faceva risalire Maria alle parole ebraiche mar (goccia) e yam (mare), in latino stilla maris (goccia del mare) che, grazie ad una trascrizione errata divenne stella maris, cioè "stella del mare" che è rimasta una delle invocazioni della Madonna.
Altre interpretazioni vogliono che Maria derivi dall'ebraico marom ovvero "altezza", oppure dall'ebraico moreh che significa "maestra, signora".
Secondo l'interpretazione ebraica Miriam deriva da mar-iam che viene da Marat aiam, "Signora delle acque del mare", in quanto fu Miriam, sorella di Mosè, ad intonare il cantico per il passaggio del Mar Rosso.
L'onomastico si festeggia il 12 settembre, giorno della festa del Santissimo nome di Maria, istituita da Papa Innocenzo XI, oppure l'8 settembre, festa della Natività della Beata Vergine Maria, istituita da Papa Sergio I. Ad ogni modo, sono moltissime le immagini o gli appellativi con i quali la Madonna viene venerata. Ricordiamo ad esempio la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che ricorre il 1 gennaio o quella dell'Assunzione che si celebra il 15 agosto. Senza considerare poi che le sante che portarono questo nome, da solo o in nomi composti, è superiore a cento.
Santi e Beati
Santa Maria, madre di Gesù
Santa Maria Maddalena
Santa Maria de Mattias, fondatrice della Congregazione delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, morta nel 1866, festeggiata il 4 febbraio
Santa Maria Egiziaca, venerata il 2 aprile
Santa Maria di S. Eufrasia (Rosa Virginia Pelletier), fondatrice dell'Opera delle “Maddalene”, commemorata il 24 aprile
Santa Maria Goretti (Corinaldo 1890 - Nettuno 1902), festeggiata il 6 luglio
Santa Maria della Pace (Marianna Giuliani), suora francescana, martire in Cina, venerata il 9 luglio
Santa Maria di San Giusto (Anna Francesca Moreau), suora francescana, martire in Cina (9 luglio)
Santa Maria di Santa Natalia (Giovanna Maria Kerguin), suora francescana, martire in Cina (9 luglio)
Santa Maria di Alzira, religiosa cistercense del XII secolo (21 agosto)
Santa Maria de Cervello, di Barcellona, morta nel 1290 19 settembre
Santa Maria Bertilla Boscardin, religiosa, commemorata il 20 ottobre.
Santa Maria Domenica Mazzarello, fondatrice dell'Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice.
Personaggi biblici
Maria o meglio Myriàm di Amram, sorella di Mosè e Aronne, profetessa.
Maria di Betania, sorella di Marta e Lazzaro.
Maria, madre di Giacomo e Giuseppe, presente sotto la croce e alla resurrezione di Gesù
Maria di Magdala o Maddalena.
Maria di Cleopa (poi volgarizzato in Cleofa), considerata la madre di Giacomo il Minore, riconosciuta come santa dalla chiesa cattolica e festeggiata il 9 aprile.
Curiosità
Da Maria deriva il nome delle marionette, infatti nel Medioevo erano chiamati così i personaggi delle tre Marie durante le rappresentazioni sacre.
"Cercare Maria per Roma" è un modo di dire che indica una ricerca difficile da compiere, come appunto cercare una persona con un nome tanto comune in mezzo a milioni di persone.
Una vecchia leggenda vuole che ogni angelo sia protetto da una donna chiamata Maria.
Toponimi
Il culto della Madonna ha ispirato moltissimi toponimi. Citiamo tra quelli italiani:
Santa Maria a Monte, comune della provincia di Pisa
Santa Maria della Versa, comune della provincia di Pavia
Santa Maria Maggiore, comune della provincia del Verbano Cusio Ossola
Santa Maria Hoè, comune della provincia di Lecco
Torre di Santa Maria, comune della provincia di Sondrio
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_%28nome%29"
http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_(nome)
(Es 15,20-21)15, [20] Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di danze. [21] Maria fece loro cantare il ritornello: "Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere!".
Myriam sorella di Mosè e Aronne, è una delle otto donne bibliche che portano il nome di Maria, il cui nome significa “signora o amata”.Ella compare in Es 2,4 quando Mosè all’età di tre mesi, per salvarlo da un decreto del Faraone, fu messo in una cesta e posto nel canneto sulla riva del Nilo. Poi in un altro scenario, nel contesto di un dissenso familiare per la guida del popolo di Dio nel deserto.In questi pochi versetti leggiamo la sua vita in chiave vocazionale accanto ai suoi fratelli Mosè e Aronne, al momento culminante dell’esperienza di liberazione dall’Egitto sotto la guida di Mosè, per intervento divino. Myriam entra in scena quando il popolo di Israele sono arrivati dalla parte opposta del Mar Rosso, asciutti.Dall’Autore Sacro, Maria ci viene presentata come “profetessa”. Il termine profeta significa “Colui che parla a nome di Qualcuno”, con le sue specifiche caratteristiche di profeta: “fermamente convinto di aver ricevuto dall’alto un messaggio speciale, escatologico, che trascende la loro diretta intuizione con l’ordine di trasmetterlo ad altri”. Myriam anche se non è un vero profeta cioé, designato a tale scopo, assume queste in qualche modo queste caratteristiche in mezzo alla sua gente, in mezzo a coloro con cui ha condiviso sofferenze e oppressioni, si fa animatrice del coro e delle danze intonandone un ritornello di gioia che richiama l’Esodo. Ella capisce che «La vera profezia nasce da Dio, dall’amicizia con Lui, dall’ascolto attento della sua Parola nelle diverse circostanze della storia…» (GIOVANNI PAOLO II). È una donna che in qualche modo, come dirà Mic 6,4, occupa un posto molto importante. Ella è chiamata da Dio in mezzo alla sua gente perché Lo riconosca, Lo serva e Lo testimoni in mezzo alle genti.Myriam fa’ tutto questo, come profetessa, cioé con un carisma del tutto particolare ricevuto dal Signore a beneficio del popolo. Lo fa come animatrice di una comunità perché la sua gente trovi attraverso lei quell’intima forza persuasiva, la sua armonia con il Trascendente e formulare un nuovo programma di vita. Quest’armonia diventa un continuo ripetere col salmista: «Tu sei il mio Dio e io ti cerco. Sono assetato di te, ti desidero con tutto me stesso: sono terra arida, secca, senz’acqua. Così ti ho cercato nel tuo santuario per conoscere la tua forza e la tua gloria» (Sal 63 [62]). Questo ripetere in continuazione, per gli Israeliti si è trasformato in spazio sacro a Dio, dove ognuno è chiamato a costruire l’uomo nella sua totalità perché egli esiste solo in quanto essere in relazione: «Cantate al Signore…» (v. 21), cioé una relazione fatta con regola e misura in modo che tutto sia un’armonia divina. Il cantare di Myriam per la grandezza del Signore, si è trasformato in un cammino verso Lui nelle sue tre dimensioni: a. dimensione interiore: verso l’interno di se stesso, perché è composto di un corpo, di un cuore, di una mente nell’unità di una sola persona; b. dimensione orizzontale: verso la natura e tutto il creato, verso tutta l’umanità; c. dimensione verticale: è la relazione con la Sorgente della vita che comunemente, come credenti, chiamiamo Dio.Il Salmista dirà: «Cantate al Signore un canto nuovo» (Sal 149,1). Myriam è colei che invita a celebrare Dio con atteggiamenti profondi dell’anima, di esprimerlo con atteggiamenti interiori vibranti della propria vita, con gioia ed esultanza sempre nuova. Myriam è colei che apre “l’orizzonte escatologico di Dio”. «Cantavano un canto nuovo: "Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra"» (Ap 5,9-10).È il cammino di ciascuno verso la Gerusalemme celeste; e chi è chiamato come Myriam, deve camminare, certo con “strumenti” adeguati, in quelle tre dimensioni insite della vita umana.La nostra profetessa Myriam, forse ancora non conosceva queste tre dimensioni, ma sono dimensioni racchiuse anche nell’arte musicale.Nella vita della beata Elisabetta della Trinità, monaca carmelitana francese (1880-1906), si narra che era una grande musicista e qualcuno ascoltandola suonare il Canto del nocchiero di Diemer disse: «…c’era qualcosa che emanava da lei, qualche cosa che veniva dalle profondità del suo essere e che lei traduceva nel suo modo di suonare, ed effondeva musica umanamente, naturalmente, ma anche soprannaturalmente. […] Era qualcosa che non veniva forse nemmeno da lei: come una grazia soprannaturale che passava da lei a noi, […] anche a persone non cristiane dava l’impressione di un essere capace di raggiungere ciò che sta al di là del contenuto umano di ciascuno…» (M.D.POINSENET, Questa presenza di Dio in te, Milano 1971, pp.253-254).Quale insegnamento, quale messaggio possiamo ricavare per la nostra vita quotidiana dalla profetessa Myriam per metterci in cammino nelle vie di Dio?Myriam trasmette alla sua gente una grazia soprannaturale che passava da lei al suo popolo, perché ognuno potesse conoscere la “grandezza di Dio Salvatore” che «Ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili» (Lc 1,52).Guardando questo nostro mondo che va avanti nella sua postmodernità, penso che il nostro essere non debba farsi incorporare dagli eventi, ma essere penetranti, psicologicamente esatti, teologicamente felici, essere continuamente miracolati dalla Libertà di Dio che attraversa a volte, senza limitarla, la libertà della creatura, lasciandosi incarnare dentro e farla agire per nostro mezzo.Myriam è colei che fa da guida perché ognuno trovi la sua melodia e trovandola, diventa quando la esegue, “sacramento” di Dio: attrae tutti totalmente a sé e totalmente rimanda ad Altro e questo perché «La musica la più immateriale e arcana espressione di arte, che può avvicinare l’anima fino ai confini delle più alte esperienze spirituali, ha la sua grande parola da dire anche davanti al mondo di oggi…» (PAOLO VI). Per questo «Gioisca Israele nel suo Creatore, esultino nel loro re i figli di Sion… Esultino i fedeli nella gloria, sorgano lieti dai loro giacigli» (Sal 149,2.5). Mettersi nelle vie di Dio comporta gioia, esultanza e letizia perché sono autentici stati d’animo di vita vissuta. Il cantico di Myriam richiama anche alla danza nel suo valore originale di azione sacra, di levitazione spirituale del corporeo, innalzato all’Altissimo in pienezza di lode. Tutto questo è un cammino avendo negli occhi la risurrezione di Gesù, che ci farà incontrare il Mistero in una eterna danza: «Io ero come un amôn ed ero la sua danza ogni giorno, danzando davanti a lui in ogni istante, danzando sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo» (Pr 8,30-31). «La danza, simbolo anche liturgico (2Sam 6,21; 1Cr 15,29; Sal 118,27) di contemplazione estetica ed estatica, diventa la celebrazione della bellezza del Creatore» (G. RAVASI, Dio vide che era bello…, Prato 1997, p. 16).In questo cantare anche con il corpo vi è un ascoltare il ritmo: chi ha vissuto l'esperienza che il canto celebra non può non partecipare con tutto se stesso, con il suo corpo, oltre che con la sua voce. Myriam imposta una sua coreografia, sopratutto perché proviene dall’esperienza sofferta e lo esprime guidandoci attraverso il canto.Il canto esprime un’esperienza di vita vissuta con Dio, una vita vissuta sotto un’unica espressione: amore.Quest’espressione chiama dai vari punti cardinali ogni uomo e donna a vivere il grande dono di sé, ad essere profeti per l’oggi contemporaneo.In queste parole troviamo l’uomo capace di Dio! Egli è immagine di Dio e torna a Dio attraverso un cammino di donazione e consegna di sé!Non è una vocazione ristretta, anche se Dio chiama alcuni a seguirlo in senso più stretto, ma tutti chiamati a vivere in una nuova dimensione di generosità e di amore, ognuno per la sua strada in un eterno canto d’amore.
http://www.carmelit.org/prov/lectiovoc/myriam.htm
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5 comments:
bellissimo!!!!
grazie!
hai avuto lo sbatti di leggerlo???
eheheheh
grande!
grazie, è davvero molto molto bello!!! avevo già pensato di chiamare Miriam la mia prossima bambina, adesso ne sono certa!!!
grazie a te per aver prestato attenzione!
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